Comitato “Quale futuro per Bosa?”



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LETTERA APERTA (terza parte)

20/05/2005 Spett.le Sig Sindaco, Comune di BOSA

Ill.mo Sig. SINDACO ing. AUGUSTO BRIGAS

Ed eccoci alla Sua opera storica, la“diga foranea” presentata “come opera di difesa a mare della foce del Temo”, che permetterà l’accesso al porto canale con qualsiasi tempo e mare, dai Suoi giornalisti fedeli dell’Unione e della Nuova, nonché dai tg regionali di Rai 3, Videolina, Sardegna 1. Per noi è una assurdità tecnica, venduta all’ingenuità e all’ignoranza in merito della gente. Noi l’abbiamo definita l’opera che illude i cretini.

Solo dopo, le ns. perplessità e le richieste di infomazioni in merito, proprio sull’accessibilità al porto canale, l’Ufficio Portidella Regione Autonoma della Sardegna, ci ha risposto che non si sta finanziando alcun accesso al porto con mare agitato, ma un’opera fortemente richiesta e voluta dall’amministrazione locale. Solo la redazione di Videolina, TCS con Zona Franca e la Nuova Sardegna con il sig. Tito Giuseppe Tola, hanno mostrato professionalità sull’informazione pluralistica e veritiera.

Tornando alle opere di difesa a mare, esse comprendono secondo le Vs. valutazioni di amministratori e tecnici, la difesa della strada che porta all’isola rossa, il deflusso del fiume in piena, evitando le inondazioni e favorendo come detto l’accessibilità al porto canale. Tre argomenti che meritano un approfondimento e chiarezza sulla loro funzionalità.

Ripartiamo con “scherzi a parte”.

Negli anni 80 con il progetto dell’arch. Macchiavello, discutibile, di realizzare un porto all’interno della rada, di Bosa Marina, si demolì parte della strada più che secolare, realizzata in trachite rossa, per posare i tubi dell’acqua potabile e dell’antincendio, non ripristinando la pavimentazione originaria fino a quel momento rimasta perfetta, ma decidendo di coprire lo scavo con cemento e tutta la strada con un manto di asfalto, indubbiamente molto adatto per i piedi dei bagnanti in pieno Agosto.

Arrivate però le prime mareggiate l’asfalto fu spazzato via e sparpagliato nella spiaggia, puntualmente tutti gli anni veniva ripristinato e puntualmente le prime mareggiate lo spazzavano via. Questi tecnici, o “monaci con l’abito”, sono stati sempre distratti, non si sono mai accorti che la pavimentazione originaria è rimasta sempre intatta. Qualche anno fa per rimediare a questa altalena di rifacimenti e demolizioni, i tecnici decisero di risolvere una volta per tutte questa situazione realizzando una protezione con massi della foce e della strada in argomento e cambiando l’asfalto con le piastrelle, ne usci un vero capolavoro.

Abbiamo volutamente posto un quesito ad un bambino di terza elementare preso a caso per strada e gli abbiamo chiesto come si poteva far passare una macchina oltre un muro alto un metro: ci ha risposto, “facendo uno scivolo sia da una parte che dall’altra del muro”. L’abbiamo rimesso alla prova chiedendogli come si può bloccare una macchina in una strada: ci ha risposto “mettendo dei grossi massi sparsi tra un marciapiede e l’altro e se il marciapiede è più largo della macchina, anche uno su ogni marciapiede”. Secondo il ns. modesto avviso, questo piccolo monaco si è meritato l’abito e gli abbiamo offerto il gelato.

Ritornando al capolavoro della massicciata a protezione della foce, lo scopo di quella massicciata doveva essere quello di bloccare l’onda, renderla innocua ed assorbirla, la massicciata realizzata oltre ad aver strozzato la foce del fiume di oltre 12 metri, creando seri problemi al transito delle barche ed al normale deflusso del fiume in piena, invita l’onda a scavalcarla, praticamente si è creato uno scivolo. Infatti mai prima della realizzazione di questa massicciata, abbiamo visto massi più grandi di una ventina di chili, scavalcare il muraglione. Con questo capolavoro, quest’inverno appena trascorso, sono stati scaraventati sulla strada oltre il muraglione alto quasi 6 metri dal livello del mare, ben 2 massi di diversi quintali ciascuno e non solo, è saltata anche la nuova pavimentazione.

Ill./mo ing. Brigas Lei ci ricorda spesso in interviste di lasciar fare ai tecnici (o monaci con l’abito): a noi invece ci sembra che molti abiti siano sproporzionati al monaco.

Le alte menti pensanti non si arrendono: decidono di fare un’altra opera a “difesa” della foce; una diga foranea o per meglio definirla un’isola tappo davanti alla foce del Temo. E qui nasce un’altra puntata di “scherzi a parte”.

Sbandierata a raffica dai Suoi giornalisti fedeli e dai tg regionali: “finalmente si potrà attraversare la foce con qualsiasi tempo e mare”. Ill./mo ing. Brigas questa l’avete proprio azzeccata, perché avete spostato il pericolo dalla foce all’isola tappo peggiorando la situazione, perché lì, le imbarcazioni saranno costrette a virare di 90° traversandosi all’onda con scogli a cinquanta metri sottovento, “UNA VERA PAZZIA”. Ecco perché l’abbiamo definita l’opera che accontenta i cretini. Fortunatamente sono in pochi. La rinviamo alla ns. dell’ 8 Gennaio 2004 con tutte le spiegazioni in merito, (disponibile sul ns. sito internet : www.comitatoperbosa.tk ), a Lei a suo tempo spedita.

L’altra ancora più bella, che a ns. modesto avviso è in contraddizione con le più elementari leggi dell’idraulica, è la Sua affermazione che “l’isola tappo” davanti alla foce del Temo agevolerà il deflusso del fiume in piena e ne eviterà le inondazioni. Ci costringe a pensare che le Sue conoscenze certificate sono in solidi e liquidi in piccoli contenitori, ma non sono di Sua competenza grandi liquidi in movimento. Noi comunque sempre pazienti vogliamo aiutarLa con qualche esempio pratico.

Vede in natura avvengono eventi straordinariamente negativi ed altri straordinariamente positivi. Il suo predecessore Cadoni e Lei dopo, avete inculcato alla gente, tramite stampa e tv, di considerare condizioni “avverse” l’abbinamento di forti piogge e vento di maestrale. Non sappiamo se è di Vs. invenzione o degli esperti che Vi assistono, l’affermazione che il deflusso del fiume in piena, viene ostacolato dal mare mosso o agitato. Noi Vi assicuriamo che quella situazione è un avvenimento “straordinariamente positivo” per il ns. fiume. I venti costanti, il maestrale nel ns. caso, premendo sulla superficie del mare generano delle onde che viaggiano sopra la superficie con andamento crescente verso la ns. costa.Questa massa d’acqua frange sulla riva o battigia e ritorna indietro sotto forma di corrente sotto la superficie del mare, in senso contrario alle onde in arrivo. Più grande è la massa d’acqua in arrivo e maggiori sono le correnti di ritorno, si ha un senso di movimento come il “cingolo di una ruspa”. Ecco perché nella ns. costa quando qualcuno si mette a fare il bagno con il mare mosso, non riesce più a ritornare a riva e viene spinto a largo. Avendo Lei a suo tempo disertato la ns. conferenza, crediamo che per Lei e per isuoi sostenitori sia utile una spiegazione più dettagliata, sempre ispirata dalle Sue affermazioni.

Un bagnante facendo il bagno con il mare mosso, quando non tocca più con i piedi, rimane immerso nell’acqua fino al collo, solo la testa fuori dall’acqua riceve una spinta dall’onda verso terra, mentre tutto il resto del corpo, la maggior parte si trova immerso nelle correnti di ritorno che si trovano sotto la superficie del mare e spingono il corpo a largo.

Quante volte Le sarà successo di soffiare via da unbicchiere pieno, qualcosa che galleggia, un moscerino, un pezzo di sughero ecc. non altrettanto succede se l’oggetto va a fondo.

Il ns. fiume in piena scorre sotto la superficie del mare, esattamente sotto le onde, dove nella stessa direzione trova le correnti di ritorno e quindi ne viene agevolato, più agitato è il mare maggiori sono le correnti di ritorno e più agevolato sarà il deflusso del fiume in piena.

Egr. ing. Brigas, per aiutarla a capire meglio il concetto Le facciamo un’altro esempio.

Se Lei avesse necessità di percorrere una strada a passo sostenuto e trovasse davanti a se una folla compatta e ferma da attraversare, Lei incontrerebbe una forte resistenza a farsi largo per attraversarla, la stessa resistenza incontra il ns. fiume in piena quando il mare è calmo. Si immagini adesso percorrendo sempre una strada a passo sostenuto di arrivare in una rotatoria dove trova una processione in movimento nello stesso senso di andatura, inserendosi in questa processione noterà:

A) se ha la stessa velocità, non incontrerà nessuna resistenza,

B) se Lei viaggia a velocità più lenta, verrà sospinto dalla folla,

C) se invece Lei ha una velocità superiore verrà rallentato, o se la Sua forza è superiore spingerà la folla. Andando ad esempio contromano sulla scala mobile di un supermercato ecc., avrà certamente notato che come inizia a mettere i piedi sul pavimento scorrevole, ne viene immediatamente ed elegantemente respinto. Egr. ing. Brigas, il deflusso del fiume fa la stessa identica funzione di un pavimento scorrevole sotto le onde che si abbatono sulla foce.

Faccia tesoro di queste considerazioni, perché non le trova sui libri di testo. Se ancora ha dubbi su quanto da noi detto, saremo sempre disponibili con documentazioni visive e reali. Questa breve puntualizzazione, non ci impedisce di completare le altre tre negatività “dell’isola tappo” da Lei sbandierata e proposta come opera storica.

Continuando con “l’isola tappo” dinanzi alla foce del Temo, se realizzata, anziché favorire il normale e sicuro deflusso del fiume in piena, creerà un deposito di vari detriti pesanti (alberi, canne, fango ecc.) tra la foce e la diga foranea, nonché un impedimento del normale e sicuro deflusso del fiume in piena e di conseguenza un rialzo del livello dell’acqua a monte della foce favorendo l’allagamento della città.

Le onde in arrivo di acqua pulita che viaggiando in superficie incontreranno “l’isola tappo”, a sbarramento della foce, non potranno entrare dentro il fiume per creare quella naturale circolazione a “cingolo di ruspa”, utilissimo per cambiare l’acqua, quindi il fiume diventerà UNA FOGNA A CIELO APERTO, e bloccherà la “positività” della natura, quel lavaggio e pulizia che avviene su coste e spiagge dopo una mareggiata.

Non altrettanto trascurabile è la “devastazione” che Lei ed i Suoi collaboratori state proponendo dal lato paesaggistico. Volete distruggere e cancellare per sempre, il tratto di costa più bello e caratteristico della ns. costa: “la foce del temo”, da sempre oggetto di ammirazione, foto, cartoline, richiamo turistico.

Ill./mo Sig. Sindaco ing. Augusto Brigas confrontando le Sue affermazioni con la realtà e verità dei tre argomenti finora trattati, ci crea sconcerto darLe fiducia come ns. rappresentante. La troviamo fortemente opportunista e lo conferma il Suo continuo contraddirsi, nelle interviste rilasciate ai mezzi di informazione, assecondato per di più dai Suoi vicini collaboratori: non ha mai risposto alle ns. segnalazioni e richieste di informazioni, nostro sacro diritto di cittadini, come se volesse manifestarci la Sua arroganza.

Ma le puntate di scherzi a parte non finiscono qui: le prossime puntate inizieranno con la paura dell’amministrazione per l’insabbiamento della spiaggia di Bosa Marina che ci rende ridicoli nei confronti di quanto è successo a Cagliari.

Crediamo che per il futuro, la ns. città abbia necessità urgente di amministrator iche, nel vero interesse di tutti i cittadini, accettino il confronto con quanti intendono discutere le decisioni e non accettarle per fede. Leggiamo sulla Nuova del 23 aprile 05 un esempio della Sua consuetudine a esigere tale fede: Lei ha chiesto la consulenza del prof. Marco Salis per superare i vincoli Regionali (PAI) sulle opere in zona a rischio idrogeologico: “in sostanza sarà il prof. Salis a spiegare tecnicamente che i vincoli potranno essere superati”. Il prof. Salis “deve” quindi già sapere in anticipo il risultato delle indagini che farà in quanto debbono coincidere con quanto ritenuto dal Sindaco di Bosa?

Il presidente Comitato Cittadino.

Antonio Cossu